venerdì 31 agosto 2012

Sms - Tirami un limone





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Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini (Caparezza)

Genere: Sms, slash

Rating: NC 13

Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e questa opera non ha scopo di lucro.





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Ah salutami il piccoletto, digli che mi manca tanto, mi manca tanto anche se qualche volta è stato dispettosetto, tipo quando mi svegliava solo x lasciarmi una scia umida sulla schiena, ma ha fatto anche di peggio :D Perché sei sparito ieri sera?

Ma piccoletto a chi?!?! Guarda che la prossima volta te lo sguinzaglio contro e poi vediamo se ti prenderai ancora gioco di lui!!! :D Ieri sera tanti cazzi, mi si è presentata gente a cena etc etc.

E che gli hai cucinato di buono? Deformazione professionale... ma nemmeno il tempo per l’sms di buona notte? sei stronzo al cubo :(  non scrivere che ho voglia di litigare di prima mattina... ho voglia di te........ mi tiri un limone? Non aspro però.... :D

Mi hanno fatto ubriacare e mi sono addormentato sul divano come un coglione col telefono in mano. Comunque mi han preso di sorpresa, abbiamo ordinato delle pizze perché non c'avevo un cazzo in frigo. Anzi, fammi vedere se ho i limoni… sssì, te ne lancio uno. Con un soffio. Per non farti male.

Quando mai fa male un limone? Capisco, una rimpatriata tutte le sere... ora però ho bisogno di essere coccolato un po’, ok? Qui fa freddo e stanotte ho tirato fuori una copertina, fa freddo senza di te, tu hai freddo senza di me?

Se ti arriva in fronte un limone fa male! Specie questi enormi dell'albero di mio padre! :D Qui fa ancora un caldo porco... ma il freddo ce l'ho dentro, nel cuore, quando sono senza di te... fai finta che ti stia abbracciando forte.

Sai che quando le mie sparate romantiche ti mettono in difficoltà e rispondi col cinismo, mi sai più adorabile che mai? E, si che lo sai! Un limone in testa fa male e annebbia un po’ la vista, deve essermi successo quando ti ho conosciuto, deve essermi caduto un cocomero in testa! No, però impossibile, perché era inverno....a proposito, era Santo Stefano se non sbaglio... : ) cmq cazzo non faccio finta, preferisco crogiolarmi nella nostalgia e magari attingere alle tante notti passate abbracciati... (ora sei tutto rosso, come avrai fatto a dirlo davanti a tutta quella gente ancora non lo so... mistero....)

Me lo chiedo anche io. Ma mi manchi, quindi ho dovuto, non potevo rinnegarmi a tal punto… quello bravo col romanticismo sei tu, però, infatti ora mi batte forte il cuore e devo fare finta di niente. Se mi viene un infarto è colpa tua. Ma non te la farò pagare, perché ti amo.

Ti voglio sposare

Titolo: Ti voglio sposare

Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini

Genere: real person slash, delirio

Storyline: ipotetico futuro 10-09-‘13

WARNING:  PG13 per slash!

Tutto ciò si consideri fantasia dell’autore e non a scopo di lucro





Anche se sono quasi le sei del mattino, non ci riesco a dormire. Sono due giorni di seguito che sono sveglio! Mamma che festa è stata quella di ieri sera, quasi mi ha ricordato quella che facemmo per a fine dell’Eretico tour, ti ricordi? Ovvio che sì. Così ora mi ritrovo a scrivere su questo foglio perché non ho sonno per quanta adrenalina ho in corpo, proprio come quella notte, dopo che tu mi hai detto: “Ti voglio sposare” . Mamma mia... ti risi in faccia, poi ti dissi di no, che anche se si fosse potuto non me la sarei sentita mai, sposare Caparezza? Così da trovarsi come rivali tutti i caparezziani del mondo? Non sia mai, non vorrei minare il mio già scarso equilibrio. Così ti ho risposto ed ero serio, quello che non sapevo è che lo fossi anche tu. Poi si spiegarono i tanti perché: la tua dichiarazione ai concerti, la fuga in Germania. Stavi gettando le basi per tutto questo... mi hai spiazzato, testardo come sei, hai fatto tutto fino in fondo, anche se io all’ora, ti dissi di no. Praticamente mi hai fatto trovare di fronte a cose fatte, hai detto soltanto: “Dillo a mamma e papà, alla tua ‘amica’, dillo a tutti. Ma tutti non farli venire a Düsseldor, il resto sì” e così è stato. Pensa al mio imbarazzo a dover dire a mia madre, a mio padre, alla mia ragazza, guarda che mi sposo, sì con Michele in Germania. No, ma è una cosa “puramente” simbolica per i diritti dei gay... certo, sicuro, si fa per ridere... Quanto mi sarò sentito meschino? E l’ho fatto cazzo, non so nemmeno come, ci sono riuscito.
Siamo partiti ieri mattina prestissimo e l’idea che la sera saremmo tornati a Molfetta perché, il mio pazzo neo maritino si è messo in testa di festeggiare con tutta Molfetown matrimonio e compleanno insieme! 40 anni, ho sposato un vecchio! A parte quanto ci abbiamo messo per decidere cosa mettere, tipo che ne abbiamo parlato per mesi, con vari consigli che nessuno dei due ha ascoltato, alla fine tu ti sei presentato con una di quelle tue magliette con un puffo (no, non mi andrà giù tanto facilmente, credimi!) e i capelli raccolti, mentre io con il giubbino di pelle nera e la camicia bianca sotto, te l’ho fatta fare la tua porca figura! Tanto che poi mi hai sussurrato davanti a tutti: “Sei così carino che inizio a farti la festa qui” bastardo! Divertente è stato divertente, con il traduttore che ci spiegava passo dopo passo i nostri diritti da sposati. E mia madre che ascoltava tutta rapita, e la tua tutta stranita. Io te l’ho detto che le mamme certe cose le capiscono, ma tu non ci vuoi credere, eh? Poi, ovviamente, quegli stronzi dei nostri pochi amici presenti, hanno iniziato a gridare: bacio bacio. E ci è toccato. Ci siamo baciati per la prima volta davanti a tutti. E guarda che fingere di darsi un bacio finto, non è che sia tanto facile... ma dalle foto che ho visto, siamo stati due finti gay credibilissimi! E poi di nuovo in aereo, questa volta da sposati però... dentro di me ero un po’ diviso e anche incazzato, io so che l’hai notato. Perché improvvisamente mi sono sentito preso per culo, insomma ti ho sposato o non ti ho sposato? Non si può andare a dire al Tg5 che è un gesto simbolico, simbolico un cazzo! Così ti ho detto che non mi sarei accontentato, che volevo anche il resto... e tu mi hai risposto a tremila metri da terra: “Guarda che io ti ho chiesto di sposarmi sul serio, sei tu che sul serio mi hai risposto di no”
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“Sposami sul serio” ti ho detto con sincerità, e tu mi hai risposto: “Già fatto”.
Poi ci siamo trovati tutti i caparozzi più scatenati, nonché gli amici e quelli del gruppo all’aeroporto, che ci hanno portato i fiori e i peluche... che stronzi!  Ma le risate però. Poi è iniziata la festa, cioè il concerto.... che casino! Proprio dove tu facesti quel famoso concerto dieci anni prima, e ora c’ero pure io. E ti ho pure cantato Happy Birthday, come Marylin... ma non ho detto mister president, però ero tentato.... Ma quanto abbiamo bevuto? Io ho provato a toglierti il bicchiere più di una volta perché dovevamo essere lucidi, c’era pure Niki Vendola, non si poteva fare figuracce. È stato davvero toccante il momento in cui hai chiamato Marco Alemanno (il compagno di Lucio Dalla n.d.r.) e hai spiegato a tutti che l’idea ti è venuta grazie a lui. Che non avresti potuto sopportare di lasciare questo mondo sapendo che nessuna legge tutela le persone non sposate, se sono dello stesso sesso e che questo matrimonio forse scardinerà finalmente il pregiudizio. Io ti ho amato tantissimo in quel momento e se non fossi già innamorato di te da 15 anni, sicuramente ieri notte mi avresti fatto innamorare ancora. Mi sono riennamorato di te ancora. Cazzo quanti giornalisti c’erano, tv, carta stampata, gente assurda venuta da tutta Italia. La prossima volta però facciamo una cosa discreta. Non invitiamo nessuno, solo io e te. Sei d’accordo? Continua a dormire... grazie per aver detto a tutti che mi ami. Magari la maggior parte non ha capito che dicevi sul serio, ma alla fine a noi che ci frega? L’importante è che lo sappiamo noi.

mercoledì 29 agosto 2012

Le parole giuste al momento giusto




Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini

Genere: real person slash

WARNING:  PG13 per slash!

Tutto ciò si consideri frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro. 


Non si può andare sempre d'accordo, Michele lo sapeva bene.
La discussione con Diego era partita da una cazzata, di quelle che quando ci rifletti a mente fredda ti chiedi il perché tu stesso e ti dai del cretino, eppure era il loro primo litigio vero e proprio e la cosa lo faceva star male non poco. Probabilmente era solo che il tour era stressante e entrambi avevano sentito il bisogno di lasciare andare un po’ di tensione, ma dopo tanto tempo assieme era la prima volta che succedeva e in Michele c’era una fastidiosa paura del definitivo che non lo voleva lasciare andare. Come se una discussione potesse mettere in crisi tutto il loro rapporto.
La cosa peggiore, però, era che avevano dovuto recitare le loro parti sul palco ignorando quello che era successo e a Michele la tentazione di chiedergli scusa proprio lì di fronte a migliaia di persone era venuta più volte, quando si toccavano, quando i loro sguardi si incrociavano, al punto che un paio di volte aveva dimenticato pure le sue battute… ma niente. La serata si era conclusa e dovevano tornare alla loro camera d'albergo, quella che come sempre dividevano. Il silenzio gravava sulla stanza come un masso sulle loro teste, cosa talmente rara fra di loro. Nonostante gli anni passati assieme, avevano sempre qualcosa da dirsi, qualcosa su cui scherzare, qualcosa su cui riflettere insieme. E invece si fecero una doccia, ognuno per conto proprio, si infilarono nel letto e niente. Ancora niente. Nessuno dei due riusciva a chiedere scusa, a trovare le parole adatte. Eppure sarebbe bastato così poco. Un Diego, ho esagerato, mi spiace! o qualcosa del genere… ma quelle poche sillabe a Michele proprio non volevano uscire di bocca. Era come se aspettasse una conferma, qualcosa che gli dimostrasse che sì, Diego l’amava ancora.
Si davano le spalle e non riuscivano a dormire. Diego continuava a rigirarsi nel letto ma non trovava pace. Michele invece cercava di rimanere immobile, ma aveva gli occhi spalancati contro il comodino e un tremore sottopelle: doveva combattere la tentazione di alzarsi e andarsene da qualche parte di fuori, a camminare da solo, per mettere a tacere quella paura di un finale improvviso.
Ma d’un tratto si sentì abbracciare alle spalle, le mani di Diego che scivolavano contro il suo addome, il suo respiro caldo contro la nuca e neanche una parola. La conferma che cercava. Michele sorrise e cacciò un sospiro di sollievo. Quello evidentemente era il suo modo di chiedere scusa e non c’era davvero bisogno di parlarne ancora. Di una stronzata del genere, oltretutto. Invece Diego parlò.
“Sei un idiota.” gli disse all’orecchio. Michele sbuffò e cercò di divincolarsi dalla stretta ma forse senza troppa convinzione e non vi riuscì.
Ok, quella inutile storia forse si sarebbe protratta ancora all’infinito senza vincitori né vinti, perché non c’era niente da vincere… eppure schiuse le labbra per ribattere ancora una volta, ma Diego lo precedette.
“Sssh, non dire niente. Sono un idiota anche io.” aggiunse ridacchiando.
“Par condicio!” Michele sorrise allungando una mano ad accarezzargli il braccio, timidamente.
“Per cos’è che stavamo litigando già?”
Pausa di silenzio, poi un altro sorriso. “Non lo so, me ne sono dimenticato.”
“Niente di importante, insomma. Di importante c’è quello che abbiamo.”
Diego riusciva sempre a dirgli quello che aveva bisogno di sentirsi dire, in un modo o nell’altro. Erano tornati a sintonizzarsi sulla stessa frequenza, niente più rumore bianco in sottofondo.
Michele annuì, ma nella sua testa pensò che a quel ragazzo avrebbe voluto dare tutto - tutto quello che era, tutto quello che aveva - ma qualcosa dentro continuava a bloccarlo, come se non si sentisse capace di dimostrare tutto il suo amore.
Troppo spesso si chiedeva quanta pazienza ancora avrebbe avuto Diego con lui…
Si spostò i capelli con una mano e si voltò a baciarlo.
Certo forse non era come dire le parole giuste al momento giusto, quello romantico era sempre stato Diego, in fondo, ma un bacio ha la sua forza silenziosa, che sia il primo o il millesimo, e tutta quella forza sembrò essere recepita in pieno. Diego gli si avvinghiò alle spalle, prolungando quel bacio fino a togliersi il fiato, come se quelle ore trascorse separati da un litigio del cazzo fossero state insopportabili per lui come lo erano state per Michele, o come se avesse infine trovato quella conferma che lui stesso cercava. Del resto era quello il loro linguaggio quando si trattava di esprimere il sentimento che li legava: Diego, nella sua timidezza, sapeva come usare le parole per districare il suo interiore, magari con un sorrisetto imbarazzato cucito in faccia; Michele preferiva tacere e sfruttare i gesti. Non che gli venisse più facile, sia bene inteso, ma quando le parole d’improvviso ti tradiscono, segui l’istinto e l’istinto vuole abbracciarlo, vuole baciarlo, vuole toccarlo, accarezzarlo. E così si ritrovò a fare.
Ti amo, ti amo, ti amo continuava a ripetere nella sua mente, sperando che Diego potesse ascoltare i suoi pensieri. Forse non ci riusciva, o forse sì, ma di sicuro sapeva.

La lunga estate caldissima, Capitolo 4, 5, 6







Titolo: La lunga estate caldissima (Capitolo 4, 5, 6)
 
Genere: AU


Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini (Caparezza)

Genere: Comedy/Romantico/Introspettivo

Rating: NC 13, slash,

Disclaimer: I personaggi mi appartengono, ho preso in prestito solo i nomi e questa opera non ha scopo di lucro.

Note dell’autore: il titolo di questa fiction è stato ispirato dal pezzo degli 883, che faranno da colonna sonora all’opera penso. Spero di riuscire a far assomigliare i personaggi il più possibile agli originali. 



Capitolo 4


martedì 28 agosto 2012

Sms Magliette e gelosie




Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini (Caparezza)

Genere: Ironico

Rating: PG NC 13, slash,

Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e questa opera non ha scopo di lucro.

Nota autore: Primo esperimento di gioco di ruolo tra me e Xel. Non diciamo chi è chi che non importa.... LOL





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Scusa, non è che ti sei trovato x caso 3 magliette ke ti vestono per caso?

No, ma ne ho ben 4. Potevi lasciare anche te stesso nella mia valigia, a questo punto.

Ecco, adesso sarebbe mia la colpa se ti fotti le mie pulite xké le hai finite. Potresti almeno trattarmele con riguardo.. Sono regali...

Ho fatto pure il bucato, te le ho solo scambiate in modo molto artistico di blu. Vedrai ti piaceranno.

COSAAAAAAAAAAAAAAAA lo stai dicendo xké vuoi ke prenda la macchina e parta subito? Ti rendi conto ke nn arrivereii a Fiesole con quel rudere? Dptt nn potrei mai prendere l'aereo, x via dei capelli, col treno c metterei una vita e la passerei a fare foto...

Sfida lanciata. Vediamo dove arrivi con quel rottame e da lì ti vengo a prendere io. Con le maglie. E delle birre.

nn fa niente per le magliette, però una valigia portala perché staremo via qualche giorno e nn dirmi ke hai preso altri impegni, xké in quel caso dovrai disdire.... :D  (mi manki gioia mia, lun alle 14.00 al solito posto...)

Nah, falla tu la valigia! Io prendo in prestito i tuoi vestiti. LOL (ci sarò, honey. Non potrei non esserci. Mi manca l'aria quando non sei con me.)

ok... però non andare tanto in giro ke già mi girano. Anzi xké non ti ci chiudi proprio in casa e tieni lontano i tuoi amici anke, sarebbe cosa gradita. Si... il pugliese geloso, e non sai quanto!!!!!!

Minghia, paura. Vorrà dire che uscirò solo con le mie amiche. Sei meno geloso così? : D

:( sei bello quanto crudele........ le amiche solo se sono camionisti con la barba, basta ke gli faccia schifo il pisello e ke non lo abbiano Xd.... ricorda: non avrai altro pisello all'infuori del mio, ok pure del tuo ma nn giocarci troppo ke sono geloso pure di quello, capito come sto messo????

Daaaaiii. Lasciamici giocare un po'... dai. Dai. Dai. Lo faccio pensando a te, lo giuro

ecco ke è arrivata madre, momento xfetto ora ke mi era venuto su, grazie x l'immagine e x la macchia sulle mutande... XD Lo continuiamo dopo il discorso. Se nn si fosse capito ti amo, prendine nota.... :)

Aspetta che me lo scrivo. Tu invece scriviti questo: "conto ogni istante, ogni chilometro che mi separa da te. Vedi se ti muovi ad arrivare. Ti amo, ti amo e ti amo." LOL saluti alla mamma e un bacino a Michelino, quello piccolo!
a chi piccolo??? :D  ti slinguo tutto, a dp

SMS - caPa dolce caPa



Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini

Genere: real person slash

WARNING:  PG13 per slash!

Tutto ciò si consideri frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro. 

***

Dove sei? Che fai? Come stai? Mi ami? Ma quanto mi ami?


Sono ancora a letto. È mezz'ora che fisso il soffitto. 


Sei messo così male? 


È un trauma passare dal tour a Capa.
*Casa.


CaPa dolce caPa! 


CaPa è dove si trova il cuore! 


Sono un capAsaldo della tua esistenza, ormai.


Già, anche l'autocorrect del mio telefono lo sa. Fa freddo senza di te.


È Torino che è fredda.


Non posso mai fare il romantico!!!


Puoi fare quello che vuoi, amo tutto ciò che sei.

lunedì 27 agosto 2012

La lunga estate caldissima, capitolo 3

Titolo: La lunga estate caldissima

Genere: AU

Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini (Caparezza)

Genere: Comedy/Romantico/Introspettivo

Rating: PG, slash, Per ora per tutti. Eventuali variazioni di rating verranno segnalate via via

Disclaimer:

Note dell'autore: il titolo di questa fiction è stato ispirato dal pezzo degli 883, che faranno da colonna sonora all’opera penso. Spero di riuscire a far assomigliare i personaggi il più possibile agli originali.


Capitolo 3


sabato 25 agosto 2012

SMS - one one one



Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini

Genere: real person slash

WARNING:  PG13 per slash!

Tutto ciò si consideri frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro. 

***

Com'è?


Butta bene. Perché mi scrivi un sms?


Troppo sbattimento venire all'altro capo del tavolo. Perché ci hanno separati, già?


Non lo so. Volevano intervistarmi anche mentre mangio prima del concerto, credo. 


Ti hanno appena chiesto se ti stai messaggiando con la tua ragazza?


Ho risposto di sì, ovviamente.


Ho voglia di una sigaretta.


Resta seduto. Un passo in meno verso la tomba.


Fammi grattare le palle. Perché non vieni fuori con me, piuttosto? ;-)


Diegone ha voglia di farsi un limone? Non fare il coglione, siamo in mondovisione.


Tieniti le tue rime del cazzo. 


Permalosetto.

venerdì 24 agosto 2012

Combattere la noia



Pairing: Michele Salvemini – Diego Perrone
Storyline: Le dimensioni del mio caos tour
Real person slash
Rating: Pg. 13
Questa fic non è scritta a fini di lucro ma solo per diletto. Un ringraziamento speciale alla cara Giusi per l’editing e quelle dritte e aggiunte che hanno reso questa storia speciale.



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martedì 21 agosto 2012

O mi baci o vai via











Titolo: O mi baci o vai via

Storyline: habemus capa tour

Genere: real person slash 

Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini (Caparezza)

Rating: NC 17

Disclaimer: Tutto ciò si consideri frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro.

Nota dell’autore: avevo in mente tutt’altro titolo e tutt’altra storia, ma poi l’omino nel cervello ha fatto da sé. Il titolo è tratto da una frase di un pezzo sentito alla radio proprio nel momento top della storia. L’amore vero, di Bianca Atzei.





Diego non stava più nella pelle all’idea del gruppo di Caparezza nella sua Torino. Da mesi sognava il momento nel quale sarebbe partito il tour e avrebbe portato Michele e gli altri nei suoi locali preferiti, gli avrebbe presentato i suoi amici, i suoi genitori. Era emozionato e nervoso. Quando arrivarono presso una grande piazza antistante il centro con a seguito il grosso tir contenente strumenti e attrezzi vari, Diego scese dal furgone raggiante. Piovigginava e una fitta nebbia rendeva l’atmosfera irreale oltre che tetra. Michele Salvemini e gli altri si chiusero nei rispettivi capotti giubbotti. “Ma che cazzo...” biascicò Gaetano, era Febbraio e non certo uno di quelli miti. Era pure caduta un po’ di neve e le strade ghiacciate.
Michele si avvicinò a Diego. “Abiti lontano? Mi sa che mi sta venendo il raffreddore” tirò su con il naso.
“Prendiamo un taxi e andiamo a casa mia”. Sperò che sua madre avesse riordinato ma non al punto da far sembrare quella stanza il rifugio di una vecchia zitella con problematiche compulsive di pulizia. Doveva pur sempre mantenere la sua atmosfera rock. Gli altri sarebbero andati in albergo. Ma non Michele. Con lui era già d’accordo: sarebbero stati a casa sua la sera antecedente la prima tappa nei pressi di Torino. Erano molto uniti e tante volte il giovane cantante dei Medusa aveva invitato Michele a salire dalle sue parti, ma complice i continui impegni, non meno la pigrizia del pugliese, non c’era mai stata occasione. Michele si mise sottobraccio all’amico e allacciati cercarono un taxi. Qui dentro rimasero appiccicati parlando del tour e di quanto erano ansiosi di iniziare. Michele era affascinato dall’entusiasmo di Diego, anzi ne era quasi commosso. Ogni tanto piegava la grande testa di capelli, per l’occasioni celati in una enorme fascia di lana marrone che fungeva da capello, contro la fronte dell’altro cantante, il quale a sua volta si accoccolava di più a lui. A guardarli così sembravano una coppietta nel bel mezzo di una fuga d’amore. Quasi irritantemente mielosi. Il tassista, abituato a veder un po’ di tutto dentro il suo mezzo, si fece gli affari suoi.

Una mezz’ora dopo circa arrivarono sotto il caseggiato dove si trovava l’appartamentino di Diego. Si era fatta ormai notte. Una volta dentro scoprirono che l’ambiente era ben riscaldato e la mamma del padrone di casa si era pure preoccupata di fare una grossa spesa così da scongiurare di dover andare a cena fuori. Anche se una mezza parola di raggiungere in qualche ristorante il resto del gruppo c’era, ma Diego sperava che non sarebbero più usciti, quello che non sapeva era che Michele voleva esattamente la stessa cosa.
Michele vagò per l’appartamento guardandolo con interesse e studiandolo come se avesse voluto memorizzare ogni cosa, dare ad ogni cosa un significato. Si era trattenuto dal dire a Diego quel che provava per lui per due ragioni, in primis perché aveva una gran confusione in testa, e voleva essere sicuro di non avventurarsi in qualcosa di ambiguo e contorto. Già aveva la sua collezione di rapporti che gli avevano più tolto che dato. Così rischiava pure di rimetterci un amico. Ovviamente il secondo motivo, e non da poco, che lo aveva frenato era il fatto che lui avesse una ragazza. Mentre lo vedeva cucinare tranquillo, Michele domandò cercando di apparire naturale: “E la tua ragazza? Non vi vedete?”
Ostentando altrettanta indifferenza, Diego rispose: “Sta chiusa in casa per un esame, comunque non stasera. Non era a nostra serata?” gli fece uno sguardo talmente dolce che Michele sentì lo stomaco rimescolarsi ma diete colpa alla fame e fregò un pezzetto di pane. “Certo, certo” si avvicinò guardandolo con intensità. Moriva dalla voglia di un abbraccio ma non osava interromperlo. Era così tenero tutto preso dalla cucina! Sembrava proprio volersi dare da fare. I risultati furono ottimi, e dopo cena finirono seduti sul divano stile vintage. Diego mise della musica, una roba strana, un misto tra una tarantella portoghese e Jazz. Michele non commentò ma gli chiese di sedersi vicino a lui. Diego però preferì sedere sul tappeto, accoccolandosi ai suoi piedi. Era una posizione che assumevano spesso, così Michele poteva accarezzargli i capelli passandoci le dita in mezzo o massaggiargli le spalle. Diego si lasciava andare sulle ginocchia socchiudendo gli occhi.
“Ti emoziona l’idea di cantare nella tua città?”
Diego sospirò: “Tantissimo, ma sono anche felice. Habemus capa è un album stupendo e il tour farà furore”
“Pure grazie a te” dopo il complimento lo avvicinò a sé prendendolo tra le gambe. Diego si appoggiò. Nel frattempo la musica divenne meno vivace e più malinconica. Come in empatia con il pezzo Diego sospirò, sembrava tormentato. Michele si sentì un imbecille mentre pronunciava quelle quattro parole, ma una volta scappate dalla sua bocca, non c’era modo di rificcarsele dentro.
“A cosa stai pensando?” l’aveva detto! Come il più tonto degli innamorati.
“A niente, mi godo il momento. E mi fa un po’ paura...”
“Spiegati”
“Non so Michele, sono così contorto che è come se la felicità mi spaventasse. In questo momento è tutto così perfetto. Sono con te a Torino e domani iniziamo il tour. Ci credi che è come se temessi che fosse un sogno e che da un momento all’altro mi sveglierò e sarò solo il leader scazzato di una banda di punkettarsi senza futuro”
Michele storse il naso: “Sei molto sicuro di te, vedo” accarezzandogli i capelli proseguì: “Ti rendi conto che potrebbe pure non andare bene, no? Mi è capitato di fare concerti per venti persone contate. Le prospettive sono ottime ma se andasse da schifo? Non posso assicurarti che stare nel mio gruppo significhi il successo per te....” restarono in silenzio per qualche secondo, poi Diego disse proprio quello che sperava sentir dire a Diego, ed era proprio per cose come quelle che lo amava. Perché Diego non lo deludeva mai.
“Non mi frega Michy, a me basta cantare con te, far parte di qualcosa che fai tu. Anche se domani ci saranno mille persone e tra un anno cinquecento, e tra due cento e così via, sarò felice lo stesso. Non è per il successo o i quattrini che sono felice in questo momento...” detto questo considerò che fosse proprio il momento di aprirsi un’altra birra.
“A no? Forse è la mia compagnia allora” Michele lo squadrò un attimo nervoso, perché l’emozione romantica si stava trasformando in emozione fisica. Anche perché Diego si era tolto la felpa e ora stava in t-shirt a maniche corte. Ed era bello come il sole. Il torinese porse la birra all’amico poi si andò a sedere finalmente al suo fianco. “La tua compagnia? Non proprio. Più l’illusione che il mio piacere di stare insieme a te sia almeno un quarto del tuo di stare assieme a me”
Michele pensò che fosse proprio una fottuta risposta da cantautore. Sembrava comunque promettente. Ma si chiese cosa rispondere. Certo non poteva dire: cazzo ti amo. Lo capisci? O: certo che sto bene con te, sennò non sarei qui. Banale. Si schermì, poi, dopo essersi controllato la punta delle scarpe, ammise: “Sai benissimo che è molto più della metà, lo sappiamo tutti e due... ”
“Perché lo so?” Diego si piegò su di lui per appoggiare la testa bionda sulla spalla. “Cioè lo so che mi vuoi bene, scusa. Però voglio sentirmelo dire e voglio sentirlo. Non è insicurezza, sono fatto così!”
“Sei fatto benissimo” Michele sogghignando lo abbracciò tirandolo ancora più a costo a sé. Ci risiamo, pensò Michele. Ecco che erano entrati in uno di quei loro momenti coccole che però finivano senza arrivare a nulla. Che l’eventuale -qualcosa- fosse un discorso importante o un pompino o la composizione di un pezzo nuovo,  non importava, almeno era qualcosa! Non poteva sopportarlo, decise, non a Torino, non con Diego in quella disposizione mentale, non il giorno prima dell’inizio del tour. Se lo avesse baciato, magari si sarebbe beccato un pugno, o uno schiaffo. Oppure Diego, irrazionale e impulsivo com’è, lo avrebbe ricambiato stringendogli le braccia al collo e mordendogli la lingua. Ci avrebbe messo di certo tutto se stesso. Nel scansarlo o nell’accoglierlo. Ma il temperamento di Michele era troppo cauto di natura per permettergli di fare un gesto di cui non conoscenza le conseguenze. Alla fine osò domandare, tanto poteva sempre dire che scherzava.
“Dimmi la verità, Diegone, se ora ti baciassi.... intendo proprio sulla bocca e con la lingua. Ecco.... tu mi prenderesti a sberle o ci staresti?” il tono era da cazzeggio. Diego sorrise estasiato. Dopo essersi grattato la gola rispose: “Troppo chiedere di provarci e poi vedere che accade? Devi farlo per forza così meccanico?”
“Meccanico? No, scusa. È che non voglio turbarti o turbarmi. Cazzo... hai capito... ”
Diego scattò seduto: “Non ho capito niente invece!” ma subito tornò accanto a lui, solo che questa volta con il viso rivolto verso il suo. In attesa. In silenzio. “Mettiamola così Michele: o mi baci o vai via”
“E dove vuoi che vada con questo freddo” riuscì a pronunciare prima di ritrovarsi irrimediabilmente attratto da quelle labbra imbronciate.
Diego gli permise d’entrare, anzi gli fece pure un comitato d’accoglienza fatto di ansiti e una vagonata di lingua. Dopo qualche secondo Michele fu certo di non aver mai baciato in vita sua prima di baciare Diego Perrone.
“Sarà la vicinanza con la Francia ma questo qui sì che è un fottutissimo bacio alla francese... mio dio...”
Lo sentì ridere e poi tornare alla carica, ancora baci, ancora passione. Michele fu piegato spalle al divano e ben presto rotolarono sul tappeto, incapaci di smettere di baciarsi come ossessi, come se li avessero pagati per dare il via alla rivisitazione omosex di Ultimo tango a Parigi.  A cavallo del pugliese, prima si liberò della maglietta, poi pretese di togliergli la felpa In un lampo di razionalità Michele cercò di frenarlo. Magari per quella sera si sarebbero limitati a baciarsi. Magari era quello il loro destino. Restare nel giardino segreto delle tenerezze tra bambini. Il loro segreto, l’ultimo baluardo dell’infanzia, o l’ennesimo per uno della sua pasta. Invece le intenzioni di Diego erano tutt’altro che tenere, era bellicoso il ragazzo. Mentre si piegava a baciargli la gola, il pomo d’adamo, le spalle, il centro del petto. Michele fu certo che con quell’entusiasmo non sarebbe durato molto. E quando lo sentì cincischiare con la sua cinta, lo supplicò: “Rallenta che mi vengo addosso”
“Mi scuso per l’irruenza!” Diego lo rivelò in un sorrisetto. La voce scossa dal fiatone.
“Pure io sto bene avanti” un altro bacio poi chiarì: “Andiamo piano ora, ok?”
“Sì, ok!” non se lo sognava più di tornare indietro, non gli importava più se era all’altezza, se era giusto o sbagliato, o della ragazza di Diego, magari in quel momento impegnata a studiare, o a fare esattamente la stessa cosa. Chissà. Di cosa sarebbe accaduto poi tanto meno. E quando infine furono entrambi un impiastro appiccicoso, si scoprirono a ridere come due ubriachi, e anche a piangere un po’, almeno Diego...


“Ancora la felicità?” Michele piombò alle sue spalle. Diego era di fronte al lavandino e invece di pulirsi la pancia si lavava via le lacrime dal viso. “La felicità è sopravvalutata amico mio. Meglio momenti di contentezza. Come ora, ok?”
“Dici che non possiamo?” esalò ancora piagnucolante.
“Noi possiamo tutto Diego. Siamo onnipotenti!”
“Esagerato!”
“Scommetti?” lo abbracciò da dietro e lo tenne stretto forte a sé. Poi iniziò a lavarlo lui, un gesto di un’intimità totale, che li univa ancora di più, forse, del rapporto durato una manciata di secondi, ma potente quanto il propulsore a otto cilindri.
“Possiamo stare insieme ed essere anche amici e colleghi. Possiamo amarci ed essere liberi. Possiamo fare tutto, e io voglio condividere la vita con te. Lo voglio per davvero”
Asciugato che fu, Diego si sentì un tantino più normale. Forse perché ora aveva un’idea precisa di cosa sarebbe stato il suo futuro con l’uomo che gli aveva cambiato la vita, il suo futuro da lì a qualche anno. Ma sopratutto sapeva cosa stava per succedere di lì a qualche minuto. Sorridendo, di nuovo sereno lo abbracciò e lo trascinò fino alla sua stanza da letto. I loro cellulari suonarono all’unisono ma non vi badarono, occupati com’erano a baciarsi, a ridere e ha consumare con impegno, l’inizio di un percorso.


La mattina dopo Michele sentì il bisogno di scrivere due righe a Diego mentre questi si sbarbava in completo relax, nonostante la quasi mancanza di sonno e un dolore nella zona anale, per colpa della nivea durante un maldestro (di vari maldestri...) tentativi di sodomia.
Quando due persone che sono state a lungo amiche e basta finiscono finalmente a letto insieme, la cosa più bella è la libertà che si prova quando si inizia a darsi da fare. Sì perché puoi fare tutto quello che ti pare finalmente. Non ci sono più i muri. Il bacio sulla guancia sì, sulla bocca ni, con la lingua proprio no! I primi tempi avevo persino timore di farmi le seghe pensando a te, perché mi pareva di violentarti. Quando ci coccolavamo sentivo che ci stavi, che potevo farti di tutto e magari se eri bevuto anche poco sarebbe stato di un facile disarmante. Ma come vedi sono stato un signore e ho preferito venirti a profanare la tua casa, la tua Torino. A lasciare una traccia. Scusa se sto scrivendo questa marea di cazzate perché mica potevo scriverti, non so: Ti amo amore mio, quando stamattina mi sono svegliato tra le tue braccia è stato come se il mio mondo fosse stato fin qui in bianco e nero e ora vedessi pure i colori. Non senti quanto è stomachevole? Però è stato proprio così cazzo! Ci credi? E lo sento ancora... ora però stacco perché mi sa che stai arrivando, hai smesso più canticchiare. Lo so che non è carina una lettera d’amore senza finale, però fa conto che il finale te lo scriverò con la bocca e sulla tua bocca, ok?


Piegato il foglietto in quattro parti, lo mette sopra il cuscino di Diego, che ancora nudo lo osserva curioso. “Una lettera per me”
“Una cosina che mi è venuta di getto”
“Sulla busta dell’avviso di giacenza di una multa...”
“Non ho trovato di meglio”
“Leggiamo” Ma Michele gliela strappa via dalle mani. “Che fai?”
“No, baciami. Abbiamo ancora qualche ora, baciamoci e basta” Diego non insiste e si lascia baciare. E la lettera finisce tra le quattro gambe.
Finirà nella tasca di Diego per sempre. Portafoglio dopo portafoglio.
 

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