lunedì 20 agosto 2012

La lunga estate caldissima, capitolo 1


Questo senso di festa che vola e che va sopra tutta la città, nella lunga estate caldissima....






Titolo: La lunga estate caldissima

Genere: AU

Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini (Caparezza)

Genere: Comedy/Romantico/Introspettivo

Rating: PG, slash. Eventuali variazioni di rating verranno segnalate via via

Disclaimer: I personaggi mi appartengono ma ho preso dei nomi in prestito solo temporaneo. Come sempre questa opera non ha scopo di lucro.

Note dell'autore: il titolo di questa fiction è stato ispirato dal pezzo degli 883, che faranno da colonna sonora all’opera penso. Spero di riuscire a far assomigliare i personaggi il più possibile agli originali.




Capitolo uno






Come tutte le mattine, Michele si sta recando all’Hotel La perla dell’Egeo, dove lavora ininterrottamente da dodici anni, ossia da quando era poco più di un ragazzetto uscito dall’alberghiero, dopo qualche esperienza in giro, stage e cose così. Essendo di carattere un po’ scontroso e piuttosto chiuso, non tanto da definirsi burbero ma quasi, ben si confà per lui lavorare vicino casa, con la madre dirimpetto nel caseggiato davanti a lui che si occupa del bucato e della pulizia.
Al lavoro si reca a piedi, seicentocinquanta metri guardando sempre con occhio ammirato la cartolina che gli si para di fronte: un mare cristallino, incastrato tra i tetti del Salento e qualche trullo sparso qui e là. Lui ama il suo paese e non vorrebbe mai vivere altrove. Lavorare all’hotel gli piace soprattutto quando non c’è il casino dei villeggianti. Cucinare per una comunione, o una festa di laurea, è sempre una prova di forza per lui ma gli piace. Quello che detesta, ma al quale si è più o meno rassegnato, è occuparsi dei clienti da Luglio fino a quasi tutto Settembre, cioè dei vacanzieri, quelli da ‘villaggio vacanze’. È in questo periodo che arriva lo staff d’animazione, quasi sempre composto da nove-dodici elementi: il capo villaggio, qualche ragazzotto, e ragazze più o meno carine. Tutti giovani e con il sorriso stampato in faccia, un sorriso che lui ritiene fittizio ed è sicuro che se avesse dovuto lui campare con i sorrisi falsi alla gente, sarebbe morto di fame. Invece lui di mestiere nutre la gente, ed essendo che gli riesce sempre bene, si gode i complimenti del suo staff, una squadra di giovanotti gagliardi, quanto quelli del suo titolare, il direttore. Anche se timido com’è i complimenti un po’ lo imbarazzano. Ma quel giorno è un giorno no, già perché questo è sabato diciotto Luglio ed inizierà il primo carico di clienti vacanzieri. Siccome Antonio Porcelli, il direttore, ci tiene a queste cose, anche lui sarà presentato insieme al resto dei cialtroni, come li chiama lui, quelli dell’animazione. Lo chef a suo parere dovrebbe solo cucinare, non essere messo sotto i riflettori come il capitano di una nave o un’attricetta. Innervosito Michele cerca gli ingredienti per il iniziare a marinare le seppie quando Giovannino, il suo più diretto collaboratore, lo interrompe. “Sei passato da Porcelli? Ti deve parlare...”
“Che palle! Sicuramente vorrà di nuovo rifilarmi la toque!”
“Eh già... sicuro, ma che ti frega” Giovanni cerca di ammorbidirlo, tanto mettersi contro il capo nuocerebbe ad entrambi. Michele manda giù e abbandona il campo di battaglia, la sua cucina, per recarsi negli uffici direzionali. Dopo aver spalancato le porte tipo saloon con una manata violenta, si ritrova nell’ampia sala già pronta per il pranzo, dove saluta con un sorriso Sabina, una cameriera romena e da lì fino all’ufficio tutte le maestranze che incontra. Tutti lo stimano, lo ammirano, fosse altro perché tutti hanno assaggiato i suoi manicaretti e quello già vale il loro affetto. Di fronte agli uffici del direttore fa un grosso sospiro e poi bussa. “Avanti” si sente dire e subito apre. Dietro la scrivania, Porcelli lo scruta con un tantino di disappunto. Michele indossa un camice multicolore, strategico per nascondere le macchie e i capelli folti ricci e lunghi, sparati verso il cielo, sono tenuti da una bandana anch’essa multicolore. I pantaloni come sempre lasciano scoperto un po’ di polpaccio. Sopra il naso gli occhiali da vista dalla montatura nera. Con sorpresa Michele costata che il direttore non è solo, di fronte a lui c’è un ragazzotto che non ha mai visto.
“Michele Salvemini, abbiamo un problema, un grosso problema” annuncia tetro prima di presentare il ragazzo sconosciuto, il quale molto intimidito, allunga la mano verso di lui. Di statura medio bassa, i capelli biondi corti ai lati ma folti sulla testa e gli occhi grandi e luminosi, da bambino pensoso.
“Lui è Diego Perrone...” Porcelli tossicchia, poi prosegue: “cantante dello staff di animazione, sostituisce temporaneamente il capo villaggio...”
Michele non capisce quale sia il problema ma senza enfasi allunga la mano da stringere al giovanotto, il quale offre la sua sudata. Altro sudore solca la sua fronte. Non è poi così caldo, pensa Michele.
“Il gruppo d’animazione che doveva iniziare oggi si è ritrovato senza il suo capo villaggio. Indovina un po’?”
“Ha trovato un lavoro vero?” ribatte sprezzante lo chef creando un certo disappunto nei suoi interlocutori, in particolare nel giovane.
“Ha avuto un incidente! Pure piuttosto grave, forze ci rimette la spina dorsale”
“Mi dispiace” Michele si guarda le mani grosse e scure sentendosi in colpa e confuso. E lui che c’entra in tutto ciò?
“Già e in questo momento loro non hanno nessuno in grado di prendere il suo posto. Diego è un animatore ma sa solo cantare, lo fa da poco. Siamo nei casini...” sbuffa. E Michele pensa: siamo? Perché siamo?
“Quello che volevo arrivare a dire è: ti ricordi quella volta con la bambina, la nipote di quell’assessore no? Durante la comunione che hai sostituito il clown, te lo rammenti, no?”
Michele sbianca perché ha già capito dove vuole arrivare. Quella volta lo ha fatto perché ha un debole per i bambini, e gli occhini di quella ragazzina delusa lo hanno straziato, e alla fine ha deciso di abbandonare per una volta la cucina e vestire lui i panni del pagliaccio con risultati davvero strabilianti. Sarà che tra la pettinatura, la voce nasale e quella comicità innata, il clown sembra il suo secondo mestiere naturale.
“Signor Porcelli, io sono pieno di lavoro... ”
“La pagherò, dovrà solo fare qualcosa di sera, non molto. Lei abita qui vicino, non le costerà granché fermarsi qualche ora la sera. Per me è molto più facile sostituire un cuoco per l’ora di pranzo che un animatore a questo punto della stagione, mi capisce?”
“Lei mi vuole sostituire?” dall’acuto che gli scappa traspare disappunto.
“Per non farla lavorare di mattina così potrà riposare. Ma non le tolgo un solo euro. Mi creda: sto nei casini....” si asciuga il sudore della fronte. Ora fa piuttosto caldo ma non così caldo. “Che ne dite se ne parlate tra di voi. Stasera arriva il primo carico di villeggianti. Cazzo, centocinquanta persone in più, tutti che vogliono divertirsi e io cosa ho da offrire? Un gruppo di dilettanti che non sa come muoversi! Mai successo qui... ” e morde tra i denti una bestemmia.
Diego si chiude come in un guscio, umiliato e triste. A Michele un po’ di pena la fa.
“Ora vi lascio soli e magari vi conoscete un po’” dopo un ennesimo sospiro supplica: “Salvemini, la prego, mi salvi da questo impiccio!” dopo una pacca sul braccio, Porcelli esce dalla stanza.

2 commenti:

  1. Io resterò qui a ricaricare il blog finché non vedrò comparire il capitolo 2. Tu non fare caso a me. xD

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  2. L'inizio promette scintille tra loro. Considerato il carattere chiuso e schivo, quasi burbero di Michele credo che ne vedremo delle belle. Sicuramente si scorneranno, ma scommetto che presto finiranno con l'adorarsi e come potrebbe essere diversamente con quegli occhioni da cucciolo che ti guardano? Nella scena che hai descritto Diego sembrava davvero un cerbiatto spaurito. Sec me Michele gli è sembrato una specie di orco vista la sua mole. Non vedo l'ora di leggere il 2 capitolo. Ti prego, postalo presto

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